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Ascesa alla cima del Rocciamelone

  • Immagine del redattore: Fabio Mattiussi
    Fabio Mattiussi
  • 13 mag 2020
  • Tempo di lettura: 7 min

Oggi vi parlerò di una gita impegnativa, ma che ogni amante delle montagna dovrebbe intraprendere almeno una volta nella vita: quella che porta sulla cima del Rocciamelone!

La cima del Rocciamelone, vista dall'ultimo tratto del sentiero.

 

Il Rocciamelone è una montagna imponente con i suoi 3538 m di altitudine, che domina la Val di Susa e i territori limitrofi; infatti sulla sua sommità confinano i comuni di Usseglio (Valle di Viù), Mompantero e Novalesa (Val di Susa) e di Bessans (Francia). Nel Medioevo era considerata la montagna più elevata delle Alpi, questo dovuto alla sua notevole prominenza rispetto alle vette circostanti e a un balzo di quasi 3000 metri che la divide da Susa.

La sua cima venne raggiunta per la prima volta il 1 settembre 1358, dal crociato Bonifacio Rotario d'Asti, per portare un ex voto alla Madonna. Da allora, questa vetta è legata al culto di Maria, sfociando in numerosi pellegrinaggi, al punto che la vetta si affolla il 5 agosto, giorno della Madonna della Neve.

Nel 1899, sulla cima venne eretta una statua in bronzo della Madonna, dal peso di 800 kg, con una sottoscrizione di 130 000 bambini di tutta Italia. La statua fu divisa in 8 blocchi, che furono poi trasportati dagli alpini fino alla vetta.  Prima di cominciare questa gita bisogna fare attenzione alle condizioni climatiche, che in un ambiente di così alta montagna possono cambiare in brevissimo tempo. Inoltre, è opportuno considerare anche il notevole dislivello, di altitudine e termico, che si dovrà affrontare; pertanto va anche scelto con attenzione il periodo in cui effettuare questa escursione. Il periodo estivo risulta il migliore, settembre incluso. Buon suggerimento è quello di partire al mattino molto presto, per evitare troppa folla lungo il sentiero, e rischiare di non godersi appieno questa scalata.


Fatte le premesse, siamo pronti per rivivere la nostra avventura.  


Rifugio La Riposa

La mia gita mi "costringe" a una levataccia: siamo in piena notte, ma il programma è quelli di arrivare verso le 7 del mattino all'inizio del sentiero. Questo perché la strada che collega Susa con la partenza del percorso poco prima del Rifugio La Riposa (2110 mslm) è molto lunga, stretta e piena di tornanti. Lasciamo la macchina in un parcheggio che si trova poco prima del rifugio, a circa 2050 metri di altitudine (Località La Riposa). Fuori è tutto nuvoloso, umido e sebbene sia metà settembre la temperatura è vicina ai 6-7°C.

Si parte, e dovremo affrontare ben 3000 metri di dislivello, 1500 a salire e altrettanti a scendere: il che si traduce in circa 3h30' o 4h di camminata per la sola andata. Il sentiero comincia con una leggera salita in un prato con l'erba che ormai sta iniziando ad ingiallire, e in pochi minuti ci troviamo al bivio per il Rifugio Riposa (a destra) o per la cima del Rocciamelone (a sinistra). Qui incontriamo ancora delle tranquille mucche al pascolo. Continuiamo a salire in mezzo a questi prati non più verdi, e man mano la nebbia sembra diventare più chiara e a diradarsi: l'atmosfera è irreale, e dopo aver percorso circa 200 metri di dislivello, ecco il sole fare capolino al confine tra le nuvole sotto e il cielo azzurro terso sopra. Anche la vetta del Rocciamelone esce allo scoperto. L'altezza che dovrà essere raggiunta è ben evidente!

Il sole che fa capolino dalle nuvole, illuminando di una luce dorata i pascoli. Sotto, la cima del Rocciamelone sembra lontanissima da raggiungere (in centro, leggeremente a destra).

 

Si continua a salire, a volte costeggiando di traverso i prati, altre volte più rapidamente, ma ogni volta che si guarda verso Est, il mare di nuvole diventa sempre più bello, al punto che si vedono le nuvole infrangersi contro la montagna, come fossero delle onde. Man mano che il sole sale sull'orizzonte, i colori dell'alba cedono il passo a quelli più azzurrognoli del mattino; anche la temperatura aumenta e non di poco.  

Uno sguardo verso Est: il mare di nuvole con il sole appena sopra l'orizzonte.

 

La vista che si ha sulla Val di Susa e su tutto il Piemonte è stupenda, qua e là sbalzano fuori le vette più elevate: si possono riconoscere il Monviso, lo Chaberton che ci indica il confine con la Francia, raggiungibile tramite il colle del Monginevro. La vista spazia da Est fino a Sud-Ovest.



Rifugio Ca' d'Asti

Dopo circa 1h30' abbondanti di cammino arriviamo al Rifugio Ca' d'Asti a quota 2854 mslm (a metà della nostra salita), che però in questo periodo dell'anno è già chiuso. Questo rifugio sorge proprio dove un tempo Bonifacio Rotario fece erigere un ricovero per i futuri pellegrini. Di fronte al rifugio troviamo una piccola chiesetta dalla pianta circolare dedicata al crociato Bonifacio, che oggi fa parte della diocesi di Susa. Passeggiando intorno al rifugio possiamo anche scorgere le vette che circondano la conca del Colle del Moncenisio, con il suo lago rigorosamente coperto dal mare di nuvole. E' tempo di ripartire, e dopo esserci riposati, siamo pronti per il resto della salita, che d'ora in avanti si farà sempre più impegnativa.

Il Rifugio Ca d'Asti, e la chiesetta a pianta circolare dedicata a Bonifacio Rotario.

 

Anche allo sguardo il paesaggio sembra cambiare: l'erba e i prati incominciano a lasciare il terreno alle nude rocce e alla ghiaia, che si faranno sempre più selvagge e aspre man mano che si procede verso la sommità. In questo momento guardando verso Nord-Est, potremo vedere due vette molto vicine, la seconda è la nostra meta, ma accanto alla prima si può scorgere un piccolo pilone, ultima occasione per fare una sosta prima della cima, ma arrivarci non sarà semplice.

In lontananza il Rifugio Ca d'Asti, e sulla destra il Rocciamelone (la vetta di destra), e poco sotto, il Pilone della Crocetta di Ferro, prossima meta.

 

Lentamente si sale, la fatica inizia a farsi sentire: siamo ormai prossimi alla quota dei 3000 metri. Importante considerare come a quote prossime ai 3500 metri la pressione atmosferica (che a livello del mare ha un valore di 760mmHg), si riduce di circa la metà. Ciò significa che la quantità di ossigeno (numero di molecole) che riusciamo a respirare si riduce. Può spesso capitare che si verifichi il famoso mal di montagna, paradossalmente abbastanza diffuso tra gli alpinisti più giovani e allenati.

Se vorrete, a un certo punto del sentiero, potrete arrivare verso una sporgenza e osservare la parete ancora più verticale del Rocciamelone che guarda verso il Moncenisio. Ma anche la vista verso Susa non sembra meno ripida. Dopo un altro po' di cammino si arriva al pilone posto a quota 3306 mslm, anche noto come Crocetta di Ferro.

Panorama verso Ovest: davanti il Colle del Moncenisio con il suo omonimo lago, che segna il confine con la Francia. Subito sotto le nuvole, si nasconde l'abbazia di Novalesa.

 

Pilone Crocetta di Ferro

A questo punto manca davvero poco! La vetta del Rocciamelone è lì di fronte a noi, ma va guadagnata. E ora inizia la parte più selvaggia del sentiero, che eccezion fatta per i primi passi pianeggianti, si trasformerà in un sentiero scavato nella roccia, dove capiterà spesso di cercare nella corda, che è stata fissata nella parete della montagna, un punto di appoggio, soprattutto quando dovremo affrontare la discesa. Il sentiero diventa abbastanza stretto, e se trovassimo escursionisti nella direzione opposta, dovremmo alternare il passaggio, il quale risulta però anche abbastanza esposto in alcune sue parti. In certi punti è impressionante il vuoto che scende ripidissimo verso la Val di Susa.

Il Pilone della Crocetta di Ferro poco dopo averlo superato e l'immenso baratro che separa il sentiero dalla Val di Susa. In lontananza, il Monviso.

 

Poco prima di arrivare sulla sommità, sulla destra (verso Est) possiamo scorgere, molto più in basso di noi, il Rifugio Tazzetti (2642 mslm) che può essere usato come punto di appoggio per salire al Rocciamelone per gli escursionisti che partono dal Lago di Malciaussia, passando attraverso il ghiacciaio del Rocciamelone (o quel che "purtroppo" ne resta). Accanto al rifugio Tazzetti si osserva anche un laghetto che si forma per lo scioglimento di un nevaio presente sul pianoro delle Fons'd Rumour, il quale dà origine al Rio Rumour.

Panorama verso Est: si scorge il Rifugio Tazzetti e, coperta dalle nuvole, la Valle di Viù.

 

L'ultimo tratto del sentiero scavato nella roccia e la statua della Madonna sulla cima.

 

Sul tetto del Rocciamelone

Pochissimi balzi e siamo finalmente arrivati sulla cima! Siamo a 3538 mslm. Sotto di noi si vede soltanto un mare di nuvole che si estende sul Piemonte, sulla Lombardia e fin verso la Francia.

Tutto intorno a noi vediamo un incredibile numero di montagne che svettano da questa bianca coperta di nuvole.

Panorama verso Nord-Est-Sud dalla vetta del Rocciamelone.

 

In cima possiamo trovare una piccola chiesetta, con accanto un rifugio dormitorio, e poco oltre l’immensa statua di bronzo della Madonna.

Le vette che si possono riconoscere spaziano dal Monviso, allo Chaberton, al Monte Malamot, al massiccio della Charbonnel, alla Bessanese, al ghiacciaio del Rocciamelone (interamente in territorio francese), all'Uia di Ciamarella, all'Albaron di Savoia e ad altre vette delle Valli di Lanzo tra le quali il Monte Bianco, il Dente del Gigante, le Grandes Jorasses, il Cervino, il Gran Paradiso e il Monte Rosa. Nei pressi della statua si trova una tavola di marmo con indicati nomi e direzioni delle cime principali. La tavola è stata posta dal CAI Sezione di Susa in occasione del 650° anniversario della prima ascesa al Rocciamelone da parte di Bonifacio Rotario d'Asti.

Il ghiacciaio del Rocciamelone, e la tavola con i nomi delle principali montagne visibili.

 

Dopo esserci soffermati per una bella pausa e per osservare il bellissimo paesaggio che ci circonda a 360°, dobbiamo iniziare la nostra discesa. Il primo tratto, fino ad arrivare al pilone della Crocetta di Ferro, presenta qualche difficoltà, e in molti tratti è consigliabile tenersi alla corda presente sulla parete del Rocciamelone. Scendendo, forse ci si accorge ancora meglio di quanto siamo saliti e la vastità della prominenza di questa montagna sulla valle sottostante, che sarebbe ancora maggiore in caso di assenza di nuvole. Man mano che si torna indietro per lo stesso percorso dell’andata, incontreremo sempre più persone che affrontano la salita alla vetta. Nel giro di un’oretta di cammino dovremmo essere arrivati al Rifugio Ca d’Asti, dove una sosta è consigliata. Ci sembrerà tutto più leggero. Dopo di che, saremo pronti per incontrare di nuovo i prati che ci avevano fatto compagnia questa mattina con le loro erbe ormai secche, e nel giro di 1h e mezza dovremmo essere di ritorno al parcheggio in località La Riposa.

Una stella alpina, fiore emblema delle Alpi.

 

La gita è sicuramente impegnativa, ma fattibile a chi possiede un po’ di allenamento alle camminate in montagna, al punto che spesso si incontrano anche escursionisti anziani che raggiungono la cima. Particolare anche il mutare della vegetazione lungo tutto il tragitto: presso il parcheggio si notano ancora dei larici, dei pini e man mano che saliamo, questi cedono il posto ai prati; arrivati poco prima dei 3000 metri d'altitudine, vediamo solamente licheni e negli anfratti più riparati dell’ultimo tratto roccioso prima di arrivare in vetta, ancora qualche fiorellino d’alta montagna. Se siete fortunati potreste trovare anche delle stelle alpine, ma non raccoglietele per fare in modo che anche gli escursionisti che verranno dopo di voi possano godere della loro vista.


Nella galleria troverete altre foto di questa escursione.


Qui sotto trovate invece il sentiero in 3D e la relativa traccia GPX da scaricare.



 
 
 

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